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Trento, 22 gennaio 2011
Relazione di Luca BONACCORSI
su
INFORMAZIONE, DEMOCRAZIA ED ECOLOGIA
Il caso della catastrofe ambientale nel Golfo del Messico

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rassegna stampa

testata del quotidiano Il Corriere del Trentino

testata del quotidiano il Trentino

testata del quotidiano il Corriere del Trentino

Trento, 23 gennaio 2011
«ECOLOGIA IN TV
SOLO CON LE CAtaSTROFI»

Scuola Langer: l’analisi
di
Luca Bonaccorsi,
direttore di «Terra»

dal Corriere del Trentino di
domenica 23 gennaio 2011

Un giornalista d’eccezione come Luca Bonaccorsi ha tenuto a battesimo il primo appuntamento del 2011 della Scuola di formazione politica e culturale «Alexander Langer» gestita dai Verdi. Nella consueta sede della sala rosa del palazzo della Regione di Trento, l’editore e direttore responsabile del quotidiano ecologista «Terra» ha intavolato un dibattito sul tema «Informazione, democrazia ed ecologia» con un approfondimento sulla recente catastrofe ambientale nel golfo del Messico. Una storia personale sui generis quella dell’economista romano che ha lavorato come banchiere per dieci anni tra Londra e Amsterdam, prima della svolta ecologista che lo ha portato a lasciare la finanza per l’editoria con la fondazione del settimanale Left. Dal 2009 è direttore di «Terra», primo quotidiano ecologista italiano.

È così difficile parlare di ecologia in Italia?
«Drammaticamente sì, ma non del tutto. Bisogna distinguere tra i temi ecologici che tengono banco sui grandi media e quello che accade a livello di dibattito pubblico e parlamentare. Mi pare che nel dibattito quotidiano soprattutto tra i giovani sia normale parlare di tematiche ambientali legate alla qualità della vita come il riuso, il riciclo e il risparmio energetico. Perché gli stesi temi vadano su Ballarò o qualche altro grande show mediatico occorre invece n evento catastrofico: viviamo una grave e schizofrenica separazione caratterizzata comunque dalla diffusione di tante riviste ecologiste e moltissimi blog sul tema».

Rispetto alla recente catastrofe nel golfo del Messico, quali sono le reali dimensioni e come si è delineata la strategia mediatica di informazione?

«Dall’affondamento in poi della petroliera la strategia principale della Bp è stata quella di nascondere e non far vedere, cospargendo il petrolio di agenti chimici e solventi, in modo che la marea nera affondasse e non fosse visibile. Quando poi il petrolio è arrivato a terra sono stati reclutati un esercito di disoccupati a raccattare il catrame. Una sorta di “Truman Show” in cui ognuno sulla costa è stato pagato per nascondere la gravità della situazione con il divieto tassativo di parlare dell’effettiva portata delle operazioni. Credo che non basteranno pochi decenni a ripristinare l’incredibile ricchezza faunistica del delta del Mississippi».

Anche in Italia il terremoto a l’Aquila e la recente alluvione di Vicenza sono stati gestiti senza la dovuta preveggenza?
«Paradossalmente la catastrofe fa sempre del bene all’informazione. Decenni di campagna preventiva da parte di Legambiente non vengono assolutamente considerati: la cementificazione selvaggia in un paese geologicamente fragile non può che portare a esiti disastrosi. Purtroppo per quanto riguarda la manutenzione del territorio l’informazione è drammaticamente carente».

Quali sono le linee principali che seguite nel dare un’informazione veramente ecologista?
«L’ecologia è una chiave di lettura che si basa su acquisizioni scientifiche: direi che sostenibilità economica, sociale e ambientale sono le tre lenti fondamentali per leggere la realtà dei fatti».


Trento, 22 gennaio 2011
I media e l’ambiente
«Italia incosciente vittima
di interessi»

La gente non si è resa conto delle dimensioni del disastro nel Golfo del Messico grazie alla strategia comunicativa della Bp
dal Trentino di sabato 22 gennaio 2011

Informazione, democrazia, ecologia: al rapporto (pessimo, lui dice) tra questi elementi è dedicato oggi l’intervento di Luca Bonaccorsi alla prima lezione dell’anno della Scuola di formazione politica Alexander Langer, che, come di consueto, si svolgerà presso la Sala Rosa della Regione (dalle 15 alle 19) e che prevede altri quattro incontri: il 12 febbraio con Gianluca Felicetti sul tema “I diritti degli animali”, il 26 marzo con l’ex europarlamentare verde Monica Frassoni (“Ecologia al governo”), il 30 aprile con Marianella Sclavi (“Il confronto creativo e la mediazione dei conflitti) e il 28 maggio con Luigi Zanzi (“Le Alpi nella storia d’Europa”).

Lo scorso aprile nel Golfo del Messico una piattaforma petrolifera in mare della British Petroleum, la Deep Water Horizont, esplose provocando un’enorme marea nera, con danni incalcolabili all’ecosistema e alla pesca dello Stato della Louisiana: sarà questo il fulcro della relazione di apertura della Scuola Langer. Bonaccorsi è editore e direttore di Terra, primo e unico quotidiano ecologista italiano. In precedenza è stato editore e direttore responsabile della rivista “Left-Avvenimenti”.

Bonaccorsi, perché avete scelto questo tema?
Il tema è il rapporto tra media, democrazia e ecologia: è così vasto che precipiteremo su alcuni esempi, come i negoziati sul clima, il terremoto in Abruzzo, la democrazia energetica. Il caso dell’incidente nel golfo del Messico è un esempio eclatante. La scorsa estate noi siamo stati sul posto, siamo stati gli unici a farlo. Abbiamo sorvolato le zone inquinate. Era molto faticoso lavorare laggiù, per il clima torrido e per il fatto che la Bp aveva comprato tutti, di fatto. Era come muoversi su un grande palcoscenico: la Bp aveva allestito per i giornalisti una sorta di percorso guidato dentro un grande parco a tema. Quasi tutte le persone della zona erano state messe sotto contratto dalla Bp con il vincolo di non poter raccontare nulla. La Bp portava i giornalisti a vedere le spiagge ripulite, il capannone dove venivano curati gli uccelli, le operazioni di blocco della falla, ma era come essere dei giornalisti “embedded” in guerra. Hanno speso un sacco di soldi per comunicare quello che volevano. Era difficile trovare la crepa in quel sistema comunicativo. Noi alla fine abbiamo scovato un pescatore che aveva rifiutato il contratto e poteva parlare liberamente e raccontava quello che stava realmente accadendo: il disastro economico di una zona dove la metà della gente lavora sul petrolio e l’altra metà nella pesca, in uno Stato senza una cultura della sostenibilità.

La strategia comunicativa della Bp ha funzionato?
Temo di sì. Secondo me la maggior parte della gente non si è resa conto della dimensione del disastro. E credo anche che la gente non si renda veramente conto neanche del pericolo reale delle piattaforme petrolifere off shore. Infatti il nostro governo continua tranquillamente a rilasciare concessioni per altre trivellazioni in mare.

Come raccontano i media italiani le questioni ambientali?
La situazione in Italia è disastrosa. Tranne alcuni bravi giornalisti, come Antonio Cianciullo per Repubblica, i media più diffusi non si occupano di ambiente. Basti pensare che il Corriere della Sera ha lanciato una campagna contro le rinnovabili, come se il problema del paese non fossero il dissesto idrogeologico, le montagne di rifiuti o l’inquinamento ma i troppi pannelli solari e le troppe pale eoliche. È evidente che si tratta di una scelta pianificata a tavolino, legata a degli interessi diversi. Pensiamo anche a quanti dossier ha prodotto un’associazione come Legambiente: di tutto quel lavoro quasi niente è entrato nelle politiche del paese.

Facciamo l’esempio del Parco dello Stelvio: come se ne è parlato?
Altra vicenda emblematica. Nessuno ne ha parlato. Noi siamo stati gli unici a metterla in prima pagina (il 7 dicembre, con il titolo “Venduto” su sfondo di paesaggio alpino, ndr), gli altri giornali niente. Repubblica dopo che noi siamo usciti ha dovuto scriverne ma lo hanno fatto mettendo in evidenza il legame con la questione della sfiducia al governo. Del Parco in quanto tale non interessava niente.

E quindi nasce Terra?
Noi siamo convinti che questi saranno i temi del secolo. Vediamo un incredibile scollamento tra l’interesse diffuso tra le persone, soprattutto tra i giovani, per questi temi e la loro scarsissima rappresentazione da parte dei media mainstream. Siamo nati nel 2009, le copie vendute oggi sono poco più di 8000 di media, crescono ma molto lentamente. Il problema è farsi conoscere, la promozione nazionale ha un costo per noi ancora non sostenibile. Su Trento avevamo una buona aspettativa ma abbiamo dovuto ridimensionarla. Noi continueremo a produrre inchieste, come ad esempio quella sull’arsenico nelle acque potabili.


Trento, 20 gennaio 2011
Scuola Langer, Bonaccorsi
primo ospite

Sabato 22 gennaio,
il direttore di «Terra».
Boato: «In Italia i temi ecologici
non hanno spazio»

dal Corriere del Trentino
di giovedì 20 gennaio 2011

Il 2011 «accademico» della Scuola di formazione politica e culturale Alexander Langer si presenta assai ricco a partire dal primo appuntamento di sabato con Luca Bonaccorsi, editore e direttore responsabile del quotidiano ecologista «Terra» , che dalle 15 sarà ospite della sala rosa nel palazzo della Regione di Trento.

Il tema in oggetto si presenta di scottante attualità dal momento che si tratterà di «Informazione, democrazia ed ecologia» con l’attenzione catalizzata in particolare sul caso della catastrofe ambientale nel golfo del Messico. Ne abbiamo parlato con Marco Boato, da cinque anni in prima persona tra i promotori dell’attività culturale della Scuola Langer.

L’appuntamento di sabato con Bonaccorsi si presenta particolarmente interessante riguardando un argomento rimosso come la catastrofe ecologica nel golfo del Messico.
«Bonaccorsi è un relatore di eccezione dato che ha vissuto sul campo la catastrofe messicana e meglio di chiunque altro può approfondirne i risvolti ecologici e politici. In Italia i temi ecologici di ampio respiro non hanno spazio nelle agende governative, e si tratta di un’anomalia tutta italiana dato che in Francia, Germania e Inghilterra, ma anche in Austria e Olanda c’è un forte coinvolgimento dei cittadini. Basti pensare alla recente alluvione in Veneto di cui si è parlato pochissimo e solo nella fase più acuta».

Il programma delle cinque conferenze, che andranno da qui a maggio, si presenta piuttosto eterogeneo: la scelta è voluta?
«Direi che trattare una pluralità di argomenti diversi è una caratteristica espressa. Il 12 febbraio Gianluca Felicetti, presidente nazionale della Lav, approfondirà le tematiche dell’animalismo in Italia attraverso l’evoluzione legislativa italiana ed europea. Il 26 marzo l’europarlamentare Monica Frassoni parlerà di "Ecologia al governo", con dieci proposte per cambiare l’economia e la società».

Quale appuntamento le sta particolarmente a cuore?
«L’incontro con Marinella Sclavi su "Il confronto e la mediazione dei conflitti" (30 aprile, ndr) spicca perché, oltre a riguardare una tematica langeriana per eccellenza, è la prima volta che a Trento si parla di questi argomenti. Marinella è stata una delle prime studentesse di sociologia a Trento nel 1962 ed è attualmente organizzatrice del Master per mediatori internazionali dei conflitti e operatori di pace di Bolzano».

Il 28 maggio si chiude con un approfondimento sulle Alpi nella storia d’Europa.
«Il relatore sarà Luigi Zanzi, co-autore con Reinhold Messner di "Montagna una cultura da salvare", e docente di Metodologia delle scienze storiche all’Università di Pavia. Un autentico luminare nell’ambito dell’antropologia montana che sa muoversi con disinvoltura tra passato e futuro».

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della FONDAZIONE
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